Il testo dei manoscritti beneventani di Virgilio

 

 Il Testo di Virgilio: Valore Testimoniale dei Manoscritti Beneventani

Generalmente la testimonianza dei manoscritti beneventani di Virgilio al fine della ricostruzione del testo è stata trascurata. Butler(NOTA) effettuò una collazione del cod. Bodl Canon. Class. lat. 50 (o), ma Ribbeck(NOTA) giudicò che non valesse la pena riportarne le varianti in apparato critico.
Il primo contributo verso una rivalutazione di questi manoscritti si deve a Geymonat(NOTA), che ne ha collazionato uno, il cod. Neapolit. Vind. lat. 6 (n), citandolo costantemente nell’apparato della sua edizione.
Finalmente, con la recente edizione teubneriana delle Bucoliche e delle Georgiche (Ottaviano-Conte(NOTA)) tutti i manoscritti beneventani completi di Virgilio sono stati inclusi nella recensio, e il loro accordo è stato indicato con il siglum Λ (codices Longobardici).

La testimonianza dei manoscritti beneventani di Virgilio ai fini della costituzione del testo è importante per due motivi: da un lato perché in alcuni casi questi manoscritti conservano delle lezioni autentiche; dall’altro perché condividono degli errori congiuntivi, in base ai quali si può postulare l’esistenza di un antenato comune o almeno di una ‘vulgata beneventana’.

Lezioni Autentiche

La testimonianza dei manoscritti beneventani si rivela particolarmente preziosa per l’editore quando dà supporto a un testo superiore rispetto a quello dei codici antiquiores e dei manoscritti carolingi (o, almeno, della maggior parte di essi).

Si veda il seguente esempio:

ecl. 8.73-5
terna tibi haec primum triplici diuersa colore
licia circumdo, terque haec altaria circum
effigiem duco; numero deus impare gaudet.

74 haec MPaΦγSeru. ad Aen. 4, 508, schol. Bern.: hanc def. Wakefield

La lezione hanc, accolta a testo da Ottaviano, risulta tràdita quasi esclusivamente dai manoscritti beneventani: negli altri manoscritti il pronome si è corrotto in haec a causa della vicinanza con la parola altaria. La necessità di avere un deittico riferito a effigiem, in parallelo con haec…licia, fu brillantemente intuita da Wakefield (NOTA), che congetturò hanc senza basarsi sui dati ricavabili dalla tradizione manoscritta.

3.85 fremens Ma2erΛ: pr(a)emens RΦoεγ (primens P), Sen. ep. 95, 68

Un caso simile s’incontra a georg. 3.85, dove i beneventani confermano la lezione fremens (tràdita da Ma2erΛ), accolta a testo da Conte, sulla base del confronto con un passo di Lucrezio (Lucr. ND 5.1076). In passato gli editori preferivano la lezione praemens, testimoniata da una citazione di Seneca (Sen. ep. 95.68) e dalla maggior parte dei manoscritti (PRΦoεγ).

Ecco altri esempi di lezioni autentiche tràdite dai manoscritti beneventani e da un numero contenuto di altri manoscritti:

ecl.
1.12 turbatur] kyzΛQuint. 1, 4, 28, Cons. 372, 35, DSeru. ad Aen.1, 272, «uera lectio» iudice
Seru.: turbamur PRΦγagnoscit Seru.

georg.
2.330 tepentibus] MtΛ: trementibus PRΦγ;
2.488 conuallibus] Mc?g?r?Λ: in uallibus MxRΦεγps. Acro ad Hor. carm. 1, 37, 19

Come si vede, nella maggior parte dei casi tutti i manoscritti beneventani conservano la lezione autentica: questo dato, di per sé non significativo, conferma il risultato che si ricava dall’analisi degli errori.

Errori Congiuntivi

Le ricerche condotte da Ottaviano-Conte 2013 sui sette manoscritti beneventani completi (νnoδεζη) consentono di osservare molti casi di accordo in errore: si può perciò affermare che tali codici costituiscono un gruppo coeso. Deviazioni dal testo di Λ, tipiche dei manoscritti più recenti (εζη), si possono attribuire probabilmente a contaminazione con altri rami della tradizione.

Ecco un campione di esempi tratti dalle Bucoliche e dalle Georgiche:

ecl.
1.17 post hunc u. saepe sinistra caua dicebat (pr〈a〉edixit o?γ1) ab ilice cornix exhibent Λγ1
1.63 labantur] labetur Λ;
2.57 concedat] concedet dkrvΛ
3.84 est] sit dhilzΛ (praetern), Seru.
7.67 me] nos Λ (praeter ε)
8.39 acceperat] c(o)eperat krsΛ

georg.
2.178 ferendis] creandis g2Λ
2.340 primae] primam Λ

La condivisione di alcuni errori fra la famiglia dei beneventani e uno o più antiquiores, insieme con la considerazione del “centuries-wide gap” che ha interessato la trasmissione, avvalorano l’ipotesi che a monte di noδεζη sia da collocare un manoscritto più antico.

Ecco alcuni esempi di errori condivisi dai manoscritti beneventani con i codici antiquiores:

georg.
2.82 miratasque] miraturque MPeΛps. Acro ad Hor. epod. 16, 46
3.194 tum uocet] prouocet PtΛ prouocat ζ
3.63 iuuentas] iuuentus MghΛNon. 389, 2, Prisc.
4.43 fouere] fodere MxtΛ
4.482 implexae] impexae MpΛ amplexae εζ