Umanesimo e Rinascimento

La novità principale del XV secolo è costituita dall’ introduzione della stampa. Editio princeps di Virgilio, nonché fondamento delle edizioni virgiliane almeno per i successivi trent’anni, è comunemente considerata l’edizione stampata a Roma nel 1469 a cura di Giovanni Andrea Bussi. Ancora discussa è, tuttavia, la questione della priorità cronologica dell’ edizione di Strasburgo a cura di Mentelin, approssimativamente datata al 1470, ma forse anteriore all’edizione romana. Per una descrizione dell’edizione del Bussi e un accenno alla questione cronologica si veda Venier .

Nondimeno, si continuano a copiare manoscritti e, anzi, la produzione di codici illustrati s’infittisce nel XIV e nel XV secolo, originando cicli di miniature molto preziose: è il caso, ad esempio, del codice Riccardiano 492, dipinto a Firenze alla metà del Quattrocento per il giovane Lorenzo dei Medici.

Nel periodo umanistico, i manoscritti di Virgilio presentano un formato più piccolo e semplice (Geymonat); l’attività dei filologi umanisti, tuttavia, è ormai supportata anche dalle edizioni a stampa, spesso accuratamente postillate: è il caso, ad esempio, dell’ incunabolo Rés. g. yc. 236, recante le annotazioni autografe di Angelo Poliziano.

Il Contributo degli Umanisti

Umanisti ed Esegesi Virgiliana Antica

La Riscoperta dei Codices Antiquiores


Il Contributo degli Umanisti

L’attività critica del Poliziano (1454-1494), peraltro così determinante sullo sviluppo di una sensibilità moderna e filologica nel XIV secolo, merita attenzione anche in riferimento a Virgilio.

Proprio su Virgilio, Poliziano tenne dal 1483 al 1486, presso lo Studium di Firenze, una serie di lezioni che toccarono tutte e tre le opere del poeta.

I materiali raccolti da Poliziano per la preparazione delle lezioni (dictata, personali o eseguiti da collaboratori, e marginalia) rivelano una costante riflessione e cura nel chiosare il testo di Virgilio.

L’atteggiamento critico di Poliziano fu innovativo: egli si distanziò dall’approccio allegorico alla poesia virgiliana praticato dal suo maestro, Cristoforo Landino (1424-1492; sul metodo del Landino si veda Zabughin), per avvicinarsi al metodo “grammatico” di lettura dei testi applicato dalla scuola romana (Valla, Tortelli, Biondo, Perotti, Leto).
A differenza di molti contemporanei, comunque, Poliziano non curò la pubblicazione dei suoi commenti, ma selezionò e rielaborò dalla copiosa selva dei propri appunti le osservazioni più originali per raccoglierle nei Miscellanea.

Non risulta che Poliziano abbia utilizzato, per le sue pubblicazioni, le recollectae degli studenti: esse sono, tuttavia, molto interessanti per ricostruire il metodo filologico e le posizioni di merito dell’umanista (sull’argomento, e sulle prospettive di studio legate alla pubblicazione dei materiali inediti del Poliziano di veda Ottaviano).

Alcuni dei commenti del Poliziano, tra i quali quello alle Georgiche, sono stati pubblicati a partire dal 1971 dall’ Istituto nazionale per gli studi sul Rinascimento.

Frutto di lezioni universitarie è anche il commento a Virgilio di Pomponio Leto (1425-1498), un’edizione a stampa del quale fu pubblicata, sotto il nome di Pomponio Sabino, senza il consenso dell’autore ancora vivente (si veda Zabughin). Le chiose di

Pomponio Leto ci sono giunte attraverso una serie di redazioni conservate da testimoni di varia qualità ed entità: il problema è discusso da Lunelli.

Parigi, Biblioteca Nazionale, Rés. g. yc. 236: edizione di Virgilio (Sweynheym-Pannartz 1471) con note di Angelo Poliziano

Umanisti ed Esegesi Virgiliana Antica

I commentatori antichi di Virgilio conobbero, in età umanistica, alterne fortune.

Servio venne stampato nel 1471, ma gli Scholia Danielis erano poco noti e dovettero attendere, per la pubblicazione, l’edizione del 1600 a cura di Pierre Daniel.

Gli umanisti trascurarono anche Tiberio Donato, dal commento del quale soltanto il Landino trasse un riassunto relativo ai primi sei libri dell’ Eneide (Zabughin).

In epoca umanistica, furono considerati importanti scoperte il commento dello Pseudo-Probo alle Bucoliche e alle Georgiche (su cui si veda Gioseffi) e l’opera di Aproniano, trascritta da Pomponio Leto e Cinzio da Ceneda (si veda Zabughin; un cenno anche in Della Corte).

Quanto a Filargirio, è noto che la sua attività esegetica suscitò l’interesse di Poliziano (si vedano, a tal proposito, le osservazioni di Ottaviano), mentre la prima edizione, seppure molto parziale, del commento di Filargirio si deve a Fulvio Orsini .

 

La Riscoperta dei Codices Antiquiores

La rinnovata attenzione verso Virgilio conduce alla riscoperta dei codices antiquiores, che uscirono dalle biblioteche dei monasteri per essere accolti e ammirati nei circoli di eruditi di età umanistica.

Personalità di primo piano durante l’Umanesimo e il Rinascimento vantarono il possesso di alcuni
fra i più importanti manoscritti tardo-antichi di Virgilio, o si giovarono della possibilità di consultarli.

Il Mediceo, ad esempio, venne portato a Roma nel Quattrocento, epoca in cui era ancora
ritenuto autografo di Virgilio: nel 1471, il codice venne consultato da Pomponio Leto, che lo utilizzò per il suo commento a Virgilio (a tal proposito, si rimanda a Lunelli); sull’identificazione del Mediceo con l’exemplar antiquissimus mostrato da Pomponio a Bussi per la seconda edizione romana di Virgilio si veda ora Venier . Secondo Sabbadini, le lezioni di M vennero introdotte, come derivanti “ipsis propriis Maronis exemplaribus” (bibliografia in Geymonat), nell’edizione uscita a Venezia nel 1472 per i tipi dell’ Ausonius; contraria è l’opinione di Venier .

Il Romano, già utilizzato dal Poliziano (Branca), fu collazionato nel primo quarto del Cinquecento, anche da Giovanni Pierio Valeriano (l’umanista bellunese Giovan Pietro Bolzani dalle Fosse) per la pubblicazione delle Castigationes et Varietates Vergilianae lectionis (1521) : sull’importanza delle Castigationes per la storia del testo di Virgilio e sulla priorità assegnata ad R dal Valeriano
si veda Zabughin .

Sappiamo, inoltre, che intorno al 1574 Claudio Puteano e Fulvio Orsini intervengono sul Virgilio Augusteo; sempre nella seconda metà del Cinquecento, il prezioso codice Vaticano viene acquistato da Fulvio Orsini (1579), dalla proprietà del quale passerà alla Biblioteca Vaticana all’inizio del Seicento: per i riferimenti all’uso dei codici antiquores da parte degli Umanisti, si veda Geymonat; un profilo essenziale di Fulvio Orsini è tracciato in Reynolds-Wilson; per uno studio più approfondito sulla sua biblioteca si veda De Nolhac .