Manoscritti dei Secoli XII-XIV (“codices recentiores”)

Durante gli ultimi secoli del Medioevo, Virgilio rimase al centro dell’educazione letteraria: tra l’epoca di Dante e le prime edizioni a stampa furono prodotti più dei due terzi dei manoscritti giunti fino a noi (si veda la lista redatta da Alessio).

Più che ai fini della critica testuale, i codici recentiores sono spesso significativi per il loro valore storico: in alcuni casi, essi ci restituiscono il Virgilio letto da letterati e poeti di primo piano nella cultura medievale e umanistica.

Considerazioni Generali

I manoscritti dei secoli XII-XIV sono più interessanti per la ricezione del testo che per la sua trasmissione. Per la loro scarsa importanza ai fini ecdotici, oltre che per il loro incredibile numero, i codici in questione sono stati trascurati, ma un’analisi qualitativa di tali manoscritti potrebbe almeno mostrare in che modo si sia evoluta l’attitudine del lettore/studioso nei confronti delle opere di Virgilio nei due secoli che precedettero la rinascita umanistica. Per quanto riguarda le illustrazioni, in genere i codici del XII-XIV secolo si specializzano su temi dell’epica virgiliana dei quali si era appropriato il basso medioevo: l’amore di Didone ed Enea, l’aspetto cavalleresco e militare delle guerre italiche.

Il XII secolo conosce una rinascita degli studi virgiliani (a proposito della quale si veda Olsen), ma importanti cambiamenti intervengono nei secoli successivi, soprattutto intorno alla metà del Trecento, quando l’interesse per la lettura e l’esegesi di Virgilio riprende vigore per impulso egli Studia universitari e dei corsi tenuti dai maestri di grammatica e retorica.

Il Virgilio Ambrosiano

Fra i codici virgiliani del XIV secolo l’esempio più illustre è costituito dal ms. A 49 inf. della Biblioteca Ambrosiana di Milano (o Virgilio Ambrosiano), posseduto da Francesco Petrarca (1304-1374) e illustrato da Simone Martini (m. 1344) . Il codice contiene Bucoliche, Georgiche ed Eneide, accompagnate dal commento di Servio, insieme all’Achilleide di Stazio e ad alcune odi oraziane, e fu chiosato dallo stesso Petrarca, che amava portarlo con sé.

Ms. A 49 inf. della Biblioteca Ambrosiana di Milano, posseduto da Francesco Petrarca.

Il codice Ambrosiano, opera di un unico copista italiano di alta professionalità, è redatto in minuscola gotica libraria di modulo molto grande, una scrittura monumentale che ricorda i libri liturgici. Il testo di Virgilio e quello di Servio contenuti nell’ Ambrosiano sono caratterizzati da interpolazioni e lacune: alcune caratteristiche di entrambi sono esaminate da Venier.

Edite di recente, le postille autografe del Petrarca furono redatte in varie fasi tra il 1338 e il 1374, dunque lungo tutta la vita del poeta aretino: fra esse, poche, risalenti agli anni ’60, sono scritte in corsiva usuale; la maggior parte è, invece, vergata in scrittura notularis. Legate al testo da segni di richiamo, le postille del Petrarca aggiungono osservazioni sia a Virgilio che a Servio e sembrano essere state concepite come un completamento filologico del volume.

Alcune glosse interlineari accompagnano il testo della prima Bucolica.

La splendida miniatura di Simone Martini che impreziosisce il frontespizio dell’Ambrosiano, è l’unica delle opere ancora esistenti o documentate del pittore che rappresenti un soggetto antico.

Simone Martini, Frontespizio con “Allegoria Virgiliana” (fol. IV ms. A. 49 inf. della Biblioteca Ambrosiana di Milano), 1340 ca, miniatura, 29,5×40, Milano, Biblioteca Ambrosiana.

Figure umane ed elementi di paesaggio sono distribuiti su tre piani: la coppia in primo piano, formata da pastore (con gregge) e contadino è completata dalla figura di guerriero in secondo piano, all’estrema sinistra dell’illustrazione. Accanto al guerriero, un personaggio con mantello scosta un velo e scopre parte della scena che occupa il terzo piano: ad uno dei tre alberi sullo sfondo si appoggia, sedendo, un imponente personaggio barbuto, coronato d’alloro, recante il calamo nella mano destra e un volume sulle ginocchia. Costui è figura di Virgilio, mentre il personaggio che ne “svela” la presenza è Servio, come spiega uno dei tre distici del Petrarca che accompagnano la miniatura: Servius altiloqui retegens archana Maronis / ut pateant ducibus pastoribus atque colonis.

Petrarca è riconosciuto dagli studiosi come l’autore del soggetto e dell’allegoria del frontespizio, per l’interpretazione del quale si vedano almeno Müntz, Rowlands e Dagenhart; per la datazione della miniatura (dal 1338 al 1343) e il rapporto di Petrarca con Servio e l’esegesi antica si veda il recente contributo di Fenzi.