Paratesti

 

Vitae vergilianae e materiali introduttivi

I manoscritti di IX-XI propongono come introduzione a Virgilio e alla sua opera materiali ricavati dall’expositio tardoantica dell’autore, variamente rielaborati: la Vita di Svetonio-Donato si può considerare la capostipite delle numerose Vitae presenti nei codici di questo periodo (si ricordi, in particolare, le Vitae Bernenses e la Vita Parisina I).

In alcuni casi sono stati aggiunti degli Accessus ispirati al sistema tardoantico delle VII circumstantiae o già a quello medievale delle VII periochae, divulgato probabilmente (come ha mostrato Frakes[1]) da Giovanni Scoto Eriugena (vd. le Periochae Vaticanae, le Periochae Bernenses I e la Vita Gudiana I).

Si veda al riguardo l’analisi di Suerbaum[2] e la rassegna di Munk Olsen[3].

Altri materiali impiegati come introduzione alle opere di Virgilio sono: glosse virgiliane raccolte in modo da formare un testo continuo (e.g. Par. lat. 7926, Montepess. H 253); estratti da Servio (e.g. Vat. lat. 3252) o da altri autori (e.g. Isidoro, Agostino sui generi letterari, vd. Reg. lat. 1669).

In molti manoscritti l’Eneide è preceduta da un testo sull’Origo Troianorum, che probabilmente nasce in età carolingia come rielaborazione scolastica di Serv. ad Aen. 6.760: significativa è la presenza di questo stesso testo in un tipico ‘manuale’ di mitologia del IX sec., il Laudun. 468[4] (vd. GLOSSE).

Carmina minora, appendix e argumenta

Molti manoscritti presentano fra i testi introduttivi alcuni carmi pseudoepigrafi riguardanti la vita e l’opera di Virgilio.

I casi più notevoli, per importanza e frequenza, sono alcuni versi attribuiti nella Vita di Donato a Virgilio (In Ballistam e Epigrammata: AL 256, 257, 261, 160), compreso il presunto autoepitafio (Via Donati 34).

Un gruppo di testimoni virgiliani di IX-X sec. (Vat. lat. 3252, Par. lat.7927, Par. lat. 8069, Par.lat. 8093-V, Par.lat. 8093-VI, Trevirens. 1086) presenta anche una parte dei componimenti giovanili attribuiti a Virgilio (cfr. Vita Donatiana 25.8-9 B.-S.). La raccolta, indicata in tutti i testimoni con il titolo di iuvenalis ludi libellus, comprende in ordine: Culex, Dirae, Copa, tre componimenti tramandati anche nel corpus delle opere di Ausonio (De est et non est; De uiro bono; De rosis nascentibus) e infine il Moretum. Vollmer[5] ha supposto che tutti questi testimoni dipendano da un’edizione carolingia delle opere di Virgilio, il cui compilatore avrebbe composto la Vita Bernensis I e allestito il libellus, traendo spunto per il titolo dal primo verso del Culex (Lusimus, Octaui…). Forse è più economico supporre che il responsabile di questa raccolta abbia utilizzato una Vita già esistente: essa infatti ètràdita anche da altri testimoni non contenenti il libellus e non legati a questo gruppo di manoscritti.

Oltre al libellus, vi sono anche altre testimonianze della fortuna altomedievale dell’Appendix Vergiliana[6]: prima fra tutte un manoscritto perduto descritto nel catalogo di Murbach, risalente alla metà del IX sec. Il Murbacensis conteneva altre opere assenti nel libellus (Aethna, Maecenas, Ciris, Catalepton, Priapea), mentre era privo della serie ausoniana. Da questo esemplare, a quanto pare, deriverebbe tutta la tradizione, il cui più antico testimone superstite è un frammento (Graz 1819) dell’inizio del IX sec. e origine tedesca. Gli altri testimoni del X-XI sec. condividono lo stesso capostipite dello iuuenalis ludi libellus (sigle S, C, Fb), mentre un ramo di tradizione autonomo si conserva nel Mellicensis lat. 2 del X sec. (un Virgilio completo).

In molti manoscritti virgiliani di IX-X (compresi i testimoni dello iuuenalis ludi libellus) troviamo anche un componimento attribuito ad Augusto sul tema dell’Eneide salvata dal rogo (AL 672): verosimilmente lo spunto è derivato anche in questo caso dalla narrazione della Vita Donatiana 35.5-10 B.-S. sul testamento di Virgilio, dove è citato un altro componimento in distici attribuito ad un certo Sulpicius Carthaginiensis. Il poemetto attribuito ad Augusto è stato definito una «libre extrapolation rhétorique sous forme délibérative» da Holtz[7], che lo ha considerato un prodotto di scuola databile al V sec.: suggestiva (ma finora non supportata da prove) appare l’ipotesi di ricondurlo al perduto commento virgiliano di Foca.

Un altro corpus di poemi minori, associato alle opere di Virgilio in alcuni manoscritti (e.g. Par. lat. 8093+Bern. 255+Bern. 239; Par. lat. 8069; Neap. lat. 6), è costituito dai Carmina duodecim sapientium (AL 495-638)[8]. Si tratta di una raccolta composta probabilmente in Gallia tra IV-V sec. (o forse anche tra V e VI) sul modello del ludus septem sapientum di Ausonio: essa consiste di dodici cicli ciascuno composto da dodici componimenti, ognuno dei quali consiste in una variazione su un tema fisso. Il nucleo principale ha contenuto virgiliano: agli Epitaphia (AL 507-18), ispirati allo pseudo autoepitafio di Virgilio, fanno seguito i Tetrasticha de Vergilio (AL 555-66) e i Pentasticha de duodecim libris Aeneidos (AL 591-602), che riassumono, rispettivamente, il contenuto generale della produzione virgiliana e quello di un libro dell’Eneide. Inoltre, tra i polistici a tema libero figura un componimento (AL 634) attribuito ad uno dei sette sapienti, Basilio, in cui ogni verso riassume un libro dell’Eneide. Questa composizione ha avuto molta fortuna e si trova spesso nei codici di IX-XI sec. come introduzione all’Eneide (nel Par. lat. 7906 ogni singolo verso è riportato come titolo e argumentum al tempo stesso al principio di ciascun libro).

Una funzione analoga è svolta dagli Argumenta pseudovidiani (AL 1-2), una raccolta di carmi prefatori, così articolati: quattro versi premessi a tutta l’opera (AL 2, 1-4), un tetrastico per ogni libro delle Georgiche (Al 2, 13-28), decastici per l’Eneide, di cui una praefatio e un sommario per ogni libro in dieci versi introdotti da un monostico (AL 1).

L’attribuzione deriva dal fatto che nella praefatio all’Eneide parla in prima persona Ovidio stesso, paragonando la superiorità di Virgilio rispetto a se stesso al rapporto tra Virgilio e Omero. Come ha mostrato Schetter[9], questi Argumenta sono probabilmente dovuti a un interpolatore antico o tardoantico: lo dimostra la loro presenza non solo nel Vat. lat. 3867 (il Romanus), ma anche nel Voss. lat. F 111, un codice della prima metà del secolo, che rispecchia una delle due edizioni tardoantiche di Ausonio. In quest’ultimo codice gli Argumenta non sono accostati al testo di Virgilio, ma sono tutti raggruppati come a formare un ciclo.

Questo tipo di composizioni risponde senza dubbio all’esigenza scolastica di memorizzare il contenuto dei singoli libri, così come era avvenuto in passato per gli Argumenta acrostici delle commedie di Plauto e per le Periochae in senari di Sulpicio Apollinare che accompagnavano le commedie di Terenzio.

Testi complementari

Alcuni paratesti non hanno alcun rapporto con il testo di Virgilio, ma definiscono l’ambiente culturale in cui l’opera del poeta veniva letta.

In alcuni manoscritti il testo di Virgilio è preceduto da estratti grammaticali (e.g. Bern. 172, 167) o da opere di altri autori (e.g. da Macrobio nel Reg. lat. 1669; Boezio e Ovidio nel Par. lat. 7925; Orazio e Giovenale nel Par. lat. 7926; Marziale e Catone minore nel Par. lat. 8069).

In altri casi, invece, siamo di fronte a veri e propri ‘zibaldoni’ di testi (detti anche Autoren-Sammelcodices[10]), fra cui rientra anche Virgilio: è questo il caso, ad es., del Par. lat. 7906 (fine VIII sec.: vd. LA TRANSIZIONE), contenente i primi cinque libri dell’Eneide seguiti da Darete Frigio e Gregorio di Tours. Il testo di Darete Frigio è accostato a quello di Virgilio anche nel Par. lat. 10307 (fine IX sec.), che inoltre contiene componimenti di Sedulio e Giovenco. Un altro esempio significativo è il Par. lat. 8069 (XI sec.), dove il testo di Virgilio è incorniciato da una congerie di poemi minori dell’Anthologia latina, da alcune composizioni di epoca carolingia e da vari collectanea[11].

Interpolazioni

I manoscritti carolingi presentano un buon numero d’interpolazioni, spesso condivise con i codices antiquiores (vd. ecl. 1, 17; georg. 1, 389a; georg. 2, 129 = georg. 3, 283; georg. 4, 338 = Aen. 5, 826; Aen. 2, 76 = Aen. 3, 612; Aen. 3, 230 = Aen. 1, 311; Aen. 4, 273 ~ Aen. 4, 233; Aen. 4, 528 ~ Aen. 9, 225; Aen. 8, 46 ~ Aen. 3, 396; Aen. 9, 29 = Aen. 7, 784; Aen. 9, 85; Aen. 10, 278 = Aen. 9, 127; Aen. 12, 612-13 = Aen. 11, 471-72).

Più rari sono i tibicines dell’Eneide integrati (e.g. Aen. 3, 661): questo tipo d’interpolazione si diffonde principalmente a partire dal X-XI sec.[1] (anche nei codici carolingi spesso è dovuto all’intervento di mani correttrici più recenti).

Un caso particolarmente interessante è costituito dalla tradizione di un verso spurio (Aen. 6.242) inserito in alcuni manoscritti dopo la descrizione del lago d’Averno nel sesto libro dell’Eneide:

Aen. 6.238-42

spelunca alta fuit uastoque immanis hiatu,

scrupea, tuta lacu nigro nemorumque tenebris,

quam super haud ullae poterant impune uolantes

tendere iter pinnis: talis sese halitus atris                                                         240

faucibus effundens supera ad conuexa ferebat

[unde locum Grai dixerunt nomine Auernum]

hunc u. om. FMPω habent Rbklxo ante v. 241 aγ  (corr. γ2) suppl. h2r3j1t2v3y2z4 (aornum kly2γ)

I dati derivanti dalle nuove collazioni confermano una supposizione formulata anni fa da Fraenkel[2]: «vielleicht wird eine ausgedehntere Untersuchung ergeben daß der Vers auch noch in anderen Handschriften des früheren Mittelalters steht».

In particolare, è emerso che il verso è tradito anche da k, un manoscritto che conserva più di una lezione antica (insieme a xy, suoi affini) e da un testimone beneventano (o), anch’esso verosimilmente indipendente dagli altri. Perciò, come già osservava Fraenkel, la testimonianza dei manoscritti carolingi non può essere trascurata, né è verosimile pensare che l’interpolazione si sia irradiata in tutta la tradizione a partire da R. Anche a, che in altre sezioni si può considerare un descriptus di R, qui deriva senz’altro da un altro modello, più vicino a γ, come dimostra la trasposizione del v. 241 dopo 242 comune a entrambi i manoscritti. Per quanto riguarda la variante ‘dotta’ aornum, Fraenkel opportunamente richiamava la nota di Servio ad Aen. 3.444:

sane hic lacus ante silvarum densitate sic ambiebatur, ut exhalans inde per angustias aquae sulpureae odor gravissimus supervolantes aves necaret: unde et Avernus dictus est, quasi ἄορνος.

Fraenkel riteneva che Servio in questo passo parafrasasse il testo di Aen. 6.238-41, e suggeriva la possibilità che il commentatore leggesse il verso spurio con la variante aornum nel suo esemplare.

Pur non volendo smentire quest’ipotesi, credo tuttavia che si debba ridimensionare il valore della variante, perché la testimonianza dei carolingi con buona probabilità non è indipendente da Servio. Infatti, il Bern.165 (f.123r: TAV. XIb), pur riportando il verso con la lezione Auernum, reca nel margine destro la glossa Aornum ab odore, che ricorda da vicino la nota di Servio summenzionata. Lo scolio segnato nel margine sinistro conferma definitivamente questa relazione, perché riporta sostanzialmente la spiegazione di Servio (forse condivisa da altri commentatori: quidam), per criticarla e fornire un’interpretazione alternativa (e incompatibile con la paraetimologia proposta per Aornos):

Dicunt quidam ab eo loco ubi descensus dicitur esse ad inferos tantum emanare foetorem qui Graece mephys dicitur, ut nulla avis (nota Tir. = huc?) volare possit quin moriatur. Sed non est ita. (nota Tir.= neque?) foetor neque halitus ab inferis emergens hoc facit. Silva etenim ibi densissima est, quam non valet penetrare sol. Et ideo est ibi spissior et ponderosior. Ad quem locum cum accedunt aves volando densitate et pondere aeris gravatae deiciuntur.

La tradizione indiretta (non solo il commento di Servio) potrebbe quindi essere all’origine della diffusione del verso spurio tra i testimoni d’età carolingia. A sostegno di quest’ipotesi si può argomentare che nel Vat. lat. 3252 (l) il verso spurio è riportato non nel contesto dell’Eneide (dove peraltro il codice è mutilo), ma in una sezione introduttiva, ricavata dalla Vita di Servio (preproemio e episodio di Elena) e dal Servius auctus, come dimostra la citazione di altri versi spuri dell’Eneide, che conosciamo solo per tradizione indiretta (Aen. 3. 204abc; 6.289abc). A questo punto sembra verosimile che il copista di l avesse trovato anche il verso in questione (Aen. 6.242) nell’esemplare del Servius auctus che utilizzava (il verso sarebbe caduto nel resto della tradizione).

Un’altra interpolazione interessante per la ricostruzione dei rapporti tra carolingi e antiquiores è:

Aen. 9, 529 et meministis enim, diuae, et memorare potestis.

habent Rja3 Tib. memorare] morare Rjac

Si tratta di un tipico caso di Konkordanzinterpolation[3]: il verso proviene da Aen. 7, 645 e appartiene a un contesto molto simile a quello di Aen. 9, 525 ss. (un’invocazione alla Musa). Probabilmente nell’antigrafo del Romanus (l’unico codice antico a presentare l’interpolazione) a margine di questo passo del nono libro era segnato il passo parallelo del settimo libro: per qualche motivo il copista di R interpretò l’ultimo verso come un’integrazione. Del resto R commette un errore simile anche in un altro caso: dopo georg. 4, 472 riporta, con delle variazioni, tre versi ricavati da Aen. 6, 310-312, una descrizione delle anime dei defunti molto simile a quella delle Georgiche. Da R dipende (qui come in altri casi in questa sezione dell’opera) un manoscritto carolingio, j, che riproduce anche l’errore morare (in luogo di memorare) proprio di R. Il verso è stato integrato anche da una mano correttrice di a (a3), che evita l’errore morare: l’ipotesi più plausibile è che essa dipenda da una copia corretta di R, la stessa che in genere viene fedelmente seguita dal copista principale di a in questa sezione dell’opera (per la precisione, a partire da Aen. 9. 537). In alternativa, si potrebbe pensare che a3 abbia ricavato il verso da jpc ovvero da Tiberio Claudio Donato. Sarebbe interessante anche capire se la testimonianza del commentatore tardoantico è indipendente da quella di R.

Infine, per quanto riguarda il ‘preproemio’ spurio dell’Eneide, tràdito esclusivamente da testimoni indiretti (uita Don. 42; Seru. in praef. Aen.), nessuno fra i manoscritti carolingi lo presenta integrato all’inizio dell’opera. I versi si ritrovano, nell’ambito di una sezione introduttiva ricavata dalla Vita di Servio, in g (ff. 38r-v) e in l (ff. 1r-v); sono stati invece aggiunti nel margine di a e r, in corrispondenza dell’inizio dell’Eneide, da mani del X-XI sec. molto simili (forse di Fleury?, vd. TAVV. IXa, IXb). Ecco il testo comunemente accolto dagli editori di Servio, rispetto al quale non si registrano varianti di rilievo:

Ille ego qui quondam gracili modulatus auena

carmen et egressus siluis uicina coegi

ut quamuis auido parerent arua colono,

gratum opus agricolis, at nunc horrentia Martis

arma uirumque cano.

Titoli

Nel seguito si riportano i titoli dei codici antiquiores, carolingi e beneventani relativi a Bucoliche e Georgiche. L’interesse di questi paratesti è duplice: da un lato ci forniscono indicazioni utili sulle relazioni tra i testimoni, dall’altro arricchiscono la nostra conoscenza sulla ricezione dell’opera, riflettendo in qualche caso un uso molto vicino all’autore[4]. Ciò avviene in particolare per le Bucoliche, per le quali Donato ci testimonia la circolazione di titoli ricavati dai nomi dei personaggi di ciascuna ecloga:

Don. Verg. ecl. praef. 68 Hagen: «Prima igitur continet conquestionem publicam, priuatam gratulationem de agro et dicitur ‘Tityrus’; secunda amorem pueri et dicitur ‘Alexis’; tertia certamen pastorum et dicitur ‘Palaemon’; quarta genethliacum et dicitur ‘Pollio’; quinta ἐπιτάφιον et dicitur ‘Daphnis’; sexta μεταμορφώσεις et dicitur ‘Varus’ uel ‘Silenus’; septima delectationem pastorum et dicitur ‘Corydon’; octaua amores diuersorum sexuum et dicitur ‘Damon’ uel ‘pharmaceutria’; nona propriam poetae conquestionem de amisso agro et dicitur ‘Moeris’; decima desiderium Galli circa Volumniam Cytheridem et dicitur ‘Gallus’».

ecl. 1

Meliboeus Tityrus P

Publii virgilii maronis (p. v. m. dz ) carmen bucolicon (bocolicon dlz inpit [sic!] carmen bucolicon puplii uirgilii maronis φ2) in quo Theocritum (themocritum l) vicit incipit (feliciter add. l) Dramaticon (draticon z vel add. φ2) micticon Meliboeus (melyboeus d et add. φ2) Tityrus (tytyrus dz φ2 tytirus l) dilzφ2

Publii Virgilii Maronis Bubcolica [sic!] incipiunt r3

 incipit dramaticon micton melib(oeus) tityr(us) e

P(ub)li Virgilii mar(onis) inc(i)p(it) lib(er) buc(olicon) g

incipiunt bucolica id sunt x epist(u)l(ae) Virgilii maronis. Meliboeus Tyturus h

publii virgilii maronis bucolicon incipit dramaticon vel micticon. Meliboeus Tytyrus k

Publii virgilii maronis bucolicon incipit γ3 melib’o’eus tityrus γ

inscriptio deest in bracxynoη  deest a

ecl. 2

poeta corydon PR

cenon (caenon dil ce‑n z) -vel micton (micticon d) poeta et coridon cdilz incipit secunda add. d

Poeta Corydon (coridon bacfgvx) abfgkvx

poeta coridon coenon micton e

poeta coenon vel coridon micton r

egloga ii. misticon. poeta coridon d

 incipit ii de amore pueri. poeta coridon γ

inscriptio deest in hyoeη

ecl. 3

Menalcas damoetas palaemon PR

 incipit iii d

Dramaticon (drammaticon d) vel (vel om. d) micticon (miticon ic2) Menalcas et (et om. iz) Damoetas (damoeta d demoetas l) ac Palemon cdilz

dramaticon micton menalcas damoetas palaemon b2

Palemon Menalcas Damoetas (egloga iii add. g) fg

 incipit menalcas (menalchas e) damoetas (dametas e) palaemon (palemon er pallemon e) erε

menalcas damoetas (dameta dγ) palaemon (palemon ahkd) abhkvdγ

egloga iii δ

inscriptio deest in yoη

ecl. 4

Saeculi novi interpretatio R

Saeculi novi interpraetatio ( incipit add. d) abcdefghiklvxzdγ

a poeta incipit de casaribus et regnis add. e

 incipit iiii saeculi novi interpraetatio r

egloga iiii d

 incipit iiii de interpretatione seculi noui ε

inscriptio deest in yo

ecl. 5

Menalcas mopsus PR

incipit egloga v d

dracmaticon micticon menalcas et mopsus dlz

Menalcas Mopsus abcefhkrxvδγ

dracmaticon micticon g2

menalcas et mopsus i

egloga v δ

 incipit v menalchas mopsus ε

inscriptio deest in yoη

 ecl. 6

Faunorum satyrorum (et R) silenorum delectatio PR

(titulus add. dil) Faunorum satyrorum (satirorum eacfkry2z) (et add. aev) silenorum (selenorum d silonorum x om. δγ) delectatio (delictatio fac) adefiklrxy2zδγ

faunorum silenorum satyrorum (satirum bacg) delectatio bg

faunorum satyrorum delectatio atque silenorum h

egloga vi ad varum add. d2

egloga vi δ

Incip(it) vi faunorum et satirorum ε

 v. 13

Chromis (chronis k) mnasylus (manasilos f mnasilus f1) silenus aegle (aeglae fk) fk

 

v. 51

Cataclismus · Mons Caucasus · Prometheus, Deucalion (deocalion fac) ·Hercules · Hylas (hilas hk) fhkrx, spatium relictum est in y

 v. 73

Atalanta (adlanta f atlanta hackxz) · Hyppomenes (hypomenes x hippomenes z) · Gallus · Linus (vnvs z) Permessus (permessu x permesus fhack permaes z ) Phaethontiades (Phaetontides fx phetondtides hac phetontides k paetontiades z)· Melampus (om. f melapsus hx melapus z)· Pasiphae (passiphe fz pasiphe hk) Proetides (praetides f) fhkxz spatium relictum est in y

ecl. 7

Μeliboeus corydon thyrsis MP

egloga vii incipit d

Meliboeus (melibo’e’us a melib‑ e melibeus δg melibeous γ) Corydon (coridon fghlvzδγ cord e) Thyrsis (tyrsis ehvz et thyrsis d thirsis g) abcdefhiklrxzδγ

 incipit vii melibeus coridon thirsis ε

inscriptio deest in yo

ecl. 8

Damonis et alphesiboei certamen (certatio M) MP

egloga viii incipit d

Poeta damon et Alphesiboeus c

Poeta damon Alphesiboeus δγ

Damonis (dammonis dz poeta damonis b) et Alphesiboei (abhsiboei eac alphosiboei k alphoesiboei l) contentio (contentio om. gh certat e certatio e3 certamen a) abdfgiklrvxz

egloga viii add. δ

 incipit viii damonis et alphesibei certamen ε

viii eclo(ga) add. f

inscriptio deest in yo

ecl. 9

Lycidas (-da M) moeris MP

egloga viiii incipit d

 incipit viiii r

De quaestione (questione a) poetae de amisso agro Lycida Moeris acs

Lycidas (lycida dfilx licida arv licidas δ) Moeris (viiii add. e) abdefhiklrtvxδ

egl(oga) viii lycida g

 incipit viiii lycida m’o’eris ν

egloga viiii add. δ

viiii licida meris ε

lycidas moeris de agris conquestus est γ

inscriptio deest in yzoη

ecl. 10

Conquestio cum gallo poeta de agris M:

Conquaestio de agris cum gallo cornelio P

 incipit egloga decima de desiderio galli circa uoluminiam cuthcidem (cuihcidem a) meretricem quam (qum a) lycoridem (licoridem a) dicit ac

Conquestio cum (de c) Gallo de agris (de agris cum Gallo b) abcfiksvx

 incipit (om. de) conquestio de agris ad gallum (x add. e) delrtz

conquestio cum gallo de amore licoris h

 incipit x Conquestio de agris ad gallum ν

 incipit x conquestio cum gallo de amore ε

poeta ad gallum γ

egloga x. conquestio de agris. poeta ad gallum δ

inscriptio deest in gyoη

 

Explicit Bucolicorum

p. vergili maronis bucolica explicit G

p. vergili maronis bucolicon liber explicit M

bucolicon P

vergili (virgilii e) maronis bucolica (bocolica e) explicit feliciter Rae

P. virgilii maronis bucolicon explicit b

virgilii maronis Bucolicon (publii u. m. carmen b. r2) liber primus (I r) explicit cr

Publii Vergilii (virgilii fijltvyz) maronis carmen Bucolicon (bocolicon lz) ( explicit add. v) in quo Theocritum (teocritum i themocritum ltz) vicit explicit (om. v explicat lz) Utere feliciter (feliter fac utere feliciter om. giltvz) fgijltvxyz

explicit carmen bucolicon f(e)l(iciter) d

explicit carmen bucolicum uirgilii maronis h

publii uirgilii maronis carmen bucolicon explicit s

x egloge explic(iunt) δ

explicit liber bucolicon γ

 

georg. 1

incipit georgica liber I G

incipit georgicon lib. i feliciter M

georgicon lib. i P

incipit georgic. R

incipit georgicon (georgicorum n) liber primus acevnγ

publii (puplii d) vergilii (virgilii dfijltxyzd) maronis georgicorum (georgicon dltz) liber primus ( liber primus georgicon d prudenter add. lz) incipit (l.pi. om. f liber primus suppl. f2) dfgijltxyzd  Hic finiunt bucolice Et hic incipiunt georgice add. t3

incipit georgicon b

incipit liber primus georgicorum h

liber georgicon i incipit k

georgicon liber i incip(it) feliciter r

georgicon liber primus incipit s

liber georgicorum ε

inscriptio deest in oη

 

georg. 1.160

ante hunc u. hic titulus: de instrumentis aratri nunc dicit inscriptus est in e

 

georg. 1.233

zonae (zone cr) v (quinque j) id est (zonae v id est om. h) septentrionalis (septemtrionalis c) solstitialis aequinoctialis (aequinostialis g) brumalis australis (a[.]ustralis c) cfghjkrxn

zonae circuli qui c<a>elum ac terram ut [ut] zon<a>e cingunt i3

brumalis septentrionalis solstitialis australis equinoctialis s

 

georg. 2

 incipit lib. ii feliciter M

incip. lib. ii R

 incipit liber secundus aefhjkrvx

 incipit georgicon liber secundus d

 incipit liber ii (secundus t) georgicorum (georgicon γ) gtγ

 incipit ii liber georgicon s

Liber secundus incipit i

secundus liber georgicon incipit cz

p(ublii) virgili maronis georgicorum liber ii incipit d

 incipit liber ii de cultu vinearum z

inscriptio deest in ynoeh erasa est in b

 

georg. 3

 incipit lib. iii feliciter M

georgicon lib. iii P

incip. liber iii R

georgicon V

 incipit liber tertius (iii bγ) (feliciter add. γ) abγ

publii uirgilii maronis georgica(m) liber ii (sic!) c

P. virgilii maronis liber tertius georgicon incipit d

 incipit Liber Tertius (iii hk) (georgicorum add. f georgicon add. t) efghikstx

virgilii maronis incipit georgicorum liber tertius r

liber tertius incipit z

 incipit liber n

inscriptio deest in jζye

 

georg. 4

 incipit lib. iiii feliciter M

georgicon lib. iiii P

incip. lib. iiii R

 incipit georgicon liber quartus aev

 incipit (georgicorum add. j georcorum add. z) liber quartus (iiii hjk georgicorum add. t) fghijktxz

 incipit praefatio liber iiii incipit georgicon liber iiii c

georgicon liber quartus incipit d

 incipit liber iiii Virgilii Maronis r

 incipit liber quartus ε

 incipit liber iiii feliciter γ

vergilii n virgilii npc

inscriptio deest in ζz erasa est in b

 

Explicit Georgicorum

P. vergili maronis georgicon lib. iiii expl. M

vergilii maronis georgic. lib. iiii explic. feliciter R

publii (pub‑ c p. bdg om. hi) vergilii (w virgilii bdhixzg vir‑ c) maronis (mar‑ c) (p. v. m. z) georgicorum (geor. c georgicon bdhg om. w) liber (lb‑ c) quartus (iiii bcdhwg) explicit (explicat z feliciter add. i) bcdhiwxzγ

 explicit liber quartus georgicorum (georgicon t liber georgicorum iiii f) fgt

expl(iciunt) libri georgicorum k

 explicit feliciter georgicon liber quartus v

inscriptio deest in Gaejrynoεζη

 

L’analisi dei titoli permette di osservare svariati aspetti (per cui si rimanda senz’altro a Schröder): indico qui quelli più rilevanti ai fini dei problemi trattati relativamente ai manoscritti carolingi:

 

  • L’ incipit e l’ explicit delle Bucoliche che caratterizza molti manoscritti carolingi (tra cui quasi tutti i testimoni del cosiddetto Iuvenalis ludi libellus) contiene un elemento molto interessante, l’espressione della superiorità di Virgilio su Teocrito: un aspetto su cui non si sofferma esplicitamente alcuna fonte antica nota, anche se i commentatori naturalmente confrontavano i due autori e appare verosimile che in qualche fonte antica fosse difeso il primato di Virgilio[5]. D’altronde, l’allusione ai tria genera dicendi (dramaticos, exegematicos, mictos) è probabilmente ricavata da un commento tardoantico (cfr. Vita Philarg. i, pp. 1-2 Brugnoli-Stok; Serv. ad Buc. 3, 1).
  • Alcune sezioni di singoli componimenti presentano dei titoli che ne indicano il contenuto (vd. ecl. 6, georg. 1). Anche questa tendenza va probabilmente messa in relazione con l’intensa attività esegetica tardoantica, e trova un buon parallelo nei capitula rubricati della tradizione manoscritta di Lucrezio[6].

 

Per quanto riguarda le didascalie delle Bucoliche, occorre tener presente che in origine il cambio di interlocutore era probabilmente indicato con un semplice segno diacritico, ciò che ha reso la paradosi più incerta e suscettibile d’innovazioni arbitrarie[7]. Fatta questa premessa, si può osservare che i manoscritti carolingi sostanzialmente ereditano il sistema di didascalie dei manoscritti tardoantichi: le iniziali del nome di ciascun personaggio sono scritte accanto al verso in cui questi comincia a parlare; spesso l’inscriptio indicava per esteso i nomi di tutti gli interlocutori in modo da rendere le didascalie più perspicue, proprio come avveniva nei testi teatrali.

Una tendenza tipica dei manoscritti carolingi (a volte condivisa da uno dei codices antiquiores o da uno dei loro correttori, oppure dai manoscritti beneventani) consiste nell’attribuire delle battute direttamente alla voce del poeta, che così partecipa all’agone bucolico come persona; si veda ad esempio:

 

ecl. 56-7

Rusticus es, Corydon; nec munera curat Alexis,

nec, si muneribus certes, concedat Iollas.

56 – 57 poetae tribuunt R2abcefgvΛγ

 

L’analisi dei titoli di Bucoliche e Georgiche conferma la stretta relazione tra a ed e (vd. in particolare l’explicit delle Bucoliche e l’incipit delle Georgiche, la cui somiglianza non solo testuale ma anche grafica è impressionante: vd. TAVV. IIa, IIb).

Anche nell’Eneide si può constatare che e segue il testo di a arricchendolo con delle aggiunte:

 

AL 634: incipiunt versiculi ovidii nasonis super xii libros aeneidorum (versus super xii libros e).

AL 1 I: item versus Nasonis

Aen. 1: Aeneidorum libri xii hoc in corpore continentur Virgilii Maronis (prefatio add. e)[8].

Aen. 2: Virgilii Maronis Aeneidos explicit Liber primus. incipit liber secundus feliciter- Amen (amen om. e).

(A.L. 1 II add. a4e)

Aen. 3: explicit liber secundus. incipit Liber iii.

AL 1 iv: explicit Liber iii. incipit Praefatio libri iiii. ( incipit prologus appollonius argonautica scripsit ubi add. e[9]). incipit liber quartus.

Aen. 5: explicit Liber iiii. incipit Liber v in (in om. e) Aeneidorum.

(AL 1 v add. e[10])

Aen. 6: Liber v explicit. incipit Liber vi. (deest a)

Aen. 7: P. Virgilii Maronis Aeneidos Liber sextus explicit. incipit septimus.

Aen. 8: P. Virgilii Maronis Aeneidos explicit Liber vii. incipit liber viii.

Aen. 9: P. Virgilii Maronis Aeneidos explicit Liber viii. incipit viiii.

Aen. 10: Vergili Maronis Aeneidos Liber viiii explicit. incipit liber nonus. (= R)

Segue AL 1 x

Aen. 11: Vergilii Maronis Aeneidos Liber x explicit. incipit liber (liber om. e) xi feliciter. (=R, vergili)

Segue AL 1 xi

Aen. 12: Vergili Maronis Aeneidos Liber xi explicit. incipit liber xii. (=R)

Segue AL 1 xii.

 

 


[1] J.Sparrow, Half-lines and repetitions in Virgil,Oxford University Press,1931, 47; Zwierlein, O., Die Ovid-und Vergil-Revision in tiberischer Zeit, B. I Prolegomena, Berlin-New Jork 1999, 16.

[2] Fraenkel, E., «[Vergil] Aeneis 6, 242», Museum Helveticum 20 (1963), 235 n.6.

[3] Günther, H.C., Zwei Binneninterpolationen im zehnten Buch der “Aeneis” und das Problem der Konkordanzinter-polation, Hermes 124 (1996), 205-219.

[4] Schröder, B., Titel und Text, Berlin 1999, 226 – 235.

[5] Alla vita virgiliana tràdita dal Par. lat. 7925 (Vita Parisina in Brugnoli-Stok) è stata aggiunta da una mano del ix-x sec. un’appendice, apparentemente ispirata alla Vita Servii, in cui si afferma e si motiva questo primato. Ringrazio F. Bracci della segnalazione. Nel Reg. lat. 1669 il riferimento a Teocrito contenuto nel titolo è stato così chiosato dal glossatore: «non quod contra eum contenderit quippe cum longe post eum fuerit, sed quod eo mirificentius id genus carminis ediderit».

[6] Butterfield, D., The Early Textual History of Lucretius’ De rerum natura, Cambridge 2013.

[7] Andrieu, J., Le dialogue antique, Paris 1954, 209-229; 302; West, M.L., Texual Criticism and Editorial Technique, Stuttgart 1973, 55.

[8] Forse l’aggiunta di e si spiega supponendo che nel modello comune ai due codici il titolo praefatio fosse premesso al proemio spurio dell’Eneide, aggiunto a margine da a4 (ma assente in e).

[9] Il codice e ha inserito indebitamente nel titolo l’ incipit del commento serviano.

[10] Forse il componimento è stato aggiunto dal copista di e in un secondo momento: gli ultimi due versi sono scritti nel margine piuttosto che nella pagina seguente (f. 79v, non è l’ultimo foglio del fascicolo).

 


[1] Frakes, J.C., “Remigius of Auxerre, Eriugena and the Greco-Latin circumstantiae-formula of accessus ad auctores,” in The Sacred Nectar of the Greeks: The Study of Greek in the Early Medieval West. Ed. Michael Herren, London 1988, 229-55.

[2] Suerbaum, W., “Von der vita Vergiliana über die Accessus Vergiliani zum Zauberer Virgilius: Probleme, Perspektiven, Analysen”, in ANRW 2.31.2. (1981), 1156-1262.

[3] Munk Olsen, B., L’étude des auteurs classiques latins aux XIe et XIIe siècles. Catalogue des manuscrits classiques latins copiés du IXe au XIIe siècle, t. 4.1 La réception de la littérature classique: travaux philologiques, Paris 2009, 117.

[4] Contreni, J.J., Codex Laudunensis 468: A Ninth-Century Guide to Virgil, Sedulius, and the Liberal Arts, Turnhout: Brepols 1984.

[5] Vollmer, F.,“P. Vergilii Maronis iuvenalis ludi libellus”, Sitzungsberichte der Königlich Bayerische Akademie der Wissenschaften. Philosophish-philologische und historische Klasse, 11 (1908) 20-4.

[6] Reeve, M.D, “Appendix Vergiliana”, in Texts and Transmission: A Survey of the Latin Classics, Oxford 1983, 436-40.

[7] Holtz, L., “L’enseignement de la langue latine: trois textes virgiliens”, in Autour de Gerbert d’Aurillac : le pape de l’an mil. Album de documents commentés réunis sous la direction d’O. Guyotjeannin et E. Poulle, Paris 1996, 293.

[8] A. Friedrich, Das Symposium der XII Sapientes, Berlin-New York 2002.

[9] Schetter, W., “Adnoten zu den Vergilargumenta AL Sh. B. 2 und verwandten Gedichten”, Hermes 116 (1988), 343-57.

[10] Glauche, G., Schullektüre im Mittelalter, München 1970, 2.

[11] Villa, C., La «Lectura Terentii», i: Da IIdemaro a Francesco Petrarca, Padova 1984, 68-81.