Par. lat. 10307+Reg. lat. 1625-III (y)

SEGNATURA Paris, Bibliothèque Nationale de France, Parisinus latinus 10307

Città del Vaticano, Biblioteca Vaticana, Reginensis latinus 1625-III

DATAZIONE X4/4.: Bischoff (Contreni 1972, 34 n. 61; Munk Olsen 1985, 764); X4/4 o X3/4: Cinato BnF; X: Delisle 1863, 69; Chatelain 1884, I 20.
ORIGINE
PROVENIENZA
POSSESSORI

Francia nord-orientale, probabilmente Lorena: Bischoff (Contreni 1972, 34 n. 61).

La localizzazione del manoscritto proposta da Bischoff si basa, a quanto pare, esclusivamente su criteri paleografici.

Tuttavia, numerosi indizi testimoniano indubbiamente un contatto con la ‘scuola’ di Laon (e.g. l’inno aggiunto nel f. 95v o il lessico greco-latino presente nel f. 246v del Par. lat. 10307 e nel f. 66r del Reg. lat. 1625).

In particolare, nel f. 246 del Par. lat. 10307 si può leggere il nome del maestro irlandese Fergus, amico di Sedulio Scoto (Bischoff 1951, 47 n.1; Contreni 1978, 89-90), mentre nel f. 66 del Reg. lat. 1625 si leggono i nomi di Martino di Laon e probabilmente di Giovanni Scoto Eriugena («Iohannes»).

Inoltre, qualche testo (l’Epitaphium di Alcuino e l’excerptum dal Bellum Catilinae di Sallustio) sembra rimandare anche a Auxerre-Reims: vd. Contreni 1972, 29-37. Perciò Contreni 1972, 37 ha ipotizzato che il manoscritto sia da ricondurre ad una figura come quella Remigio, attivo a Auxerre e Reims, ma vicino agli interessi tipici della scuola di Laon (e.g. Marziano Capella) e influenzato dalle opere di Giovanni Scoto Eriugena.

Il manoscritto fu forse smembrato nel XVI sec: due suoi fogli confluirono in un codice miscellaneo (Reg. lat. 1625), contenenti vari frammenti del commento di Servio, alcuni dei quali recano le note autografe di Pierre Daniel (F.M. Carey: Leonardi 1961, 142; Pellegrin 1978, 329). Il Reg. lat. 1625 in seguito passò, come molti altri libri di Daniel, alla biblioteca di Paul e Alexandre Petau, quindi confluì nel fondo della Regina Cristina di Svezia, e infine nella collezione dei Reginenses della Biblioteca Vaticana.

Più oscura e complicata appare la storia del Par. lat. 10307, anche in relazione alla presunta appartenenza a Pierre Daniel (secondo Contreni 1972, 35 n. 63 una nota nel f. 46v sarebbe senz’altro di sua mano; tuttavia Cinato BnF nega l’attribuzione delle note del XVI sec. a Daniel). Con certezza si può affermare che il manoscritto, entrato a far parte del fondo regio, fu prestato nel 1681 a Nicolas Heinsius, e attraverso varie vicende tornò a Parigi nel 1797, e fu catalogato tra i manoscritti della Bibliothèque Nationale solo dopo il 1820 (Cinato BnF).

Nel f. 66v sono presenti due probationes pennae (databili al X-XI sec. secondo Pellegrin 1978, 329) che ripetono la frase «Bernardus magister noster ferus et malus»: questo nome potrebbe fornire un ulteriore indizio della connessione del manoscritto con Laon: infatti Leonardi 1961, 147 ha richiamato la circostanza che un certo Bernardus (morto nel 903) donò alcuni codici (tra cui il Laudunens. 444) alla chiesa di Laon. Tuttavia per Contreni 1978, 39 si tratterebbe di una nota più recente, da associare forse a Bernardo di Chartres.

STRUTTURA ESTERNA

Paris, Bibliothèque Nationale de France, Parisinus latinus 10307

Pergam.; 246 ff.: quaternioni, eccetto i ff. 41-43 (12 privo dell’ultimo foglio); 44-49 (13); ff. 242-246 (fogli isolati).

Il manoscritto consta di due elementi contemporanei e omogenei: infatti a partire dal f. 57v fino al f. 233v i fascicoli recano una numerazione antica da I a XXIII, segnata alla fine di ciascun fascicolo da una mano che forse si può identificare con quella di un copista. Questa parte coincide con l’inizio del testo virgiliano (f. 50r, con conseguente cambio di mano) e la fine del commento serviano (f. 233), vd. infra, STRUTTURA INTERNA.

 

Città del Vaticano, Biblioteca Vaticana, Reginensis latinus 1625-III

Pergam.; 2 ff. isolati, che facevano parte del manoscritto originario (il f. 65 era posto dopo il f. 245 del Par. lat. 10307, mentre il f. 66 era un foglio di guardia, incollato al contropiatto posteriore della legatura nel codice originario: vd. Contreni 1972, 31).

Misure medie: 350 x 255

IMPAGINAZIONE

Due colonne, contenenti entrambe lo stesso numero (34) di righi per pagina fino al f. 44r; quindi solo una colonna nei ff. 44v-49v, e nuovamente due colonne a partire dal f. 50r.

Nella seconda sezione del codice (ff. 50-245), la colonna interna è riservata al testo di Virgilio (33 righi per pagina), e quella esterna al commento di Servio (65 righi per pagina). La rigidità di questo schema d’impaginazione (in cui il numero di righi in ciascuna colonna è fisso) determina un vistoso décalage tra testo e commento (vd. Novara 1990, 147; Munk Olsen 2009, 23): intere colonne esterne sono state lasciate vuote se il commento relativo al testo contenuto nella colonna interna terminava prima (vd. e.g. f. 57r). In particolare, il commento di Servio termina nel f. 233v, dunque 12 fogli prima della fine dell’Eneide (f. 245v). Questo spazio è stato parzialmente colmato da un altro testo (De excidio Troiae historiae di Darete Frigio), evidentemente scelto a causa della vicinanza contenutistica al poema virgiliano.

In generale, si ha l’impressione che l’affinità tematica sia il criterio alla base della scelta dei testi copiati nella colonna esterna, generalmente riservata al commento. Ad esempio, nella prima parte del codice, i versi di Giovenco sono affiancati a quelli di Sedulio probabilmente perché, trattando la stessa materia, forniscono utili paralleli e si prestano perciò a un uso scolastico.

Si ricordi che nel primo esempio di ‘edizione commentata’ (Zurich, Staatsarchiv AG 19 n°12) il testo di Ezechiele è affiancato da un’omelia di Gregorio, che non si può considerare propriamente un commento ma costituisce un testo autonomo (vd. IL LIBRO ALTOMEDIEVALE, ‘EDIZIONE COMMENTATA’).

Dubito perciò che in origine il testo di Sedulio dovesse esser affiancato da un commento, come ipotizza Cinato BnF, sulla base del parallelo Virgilio-Servio.

Specchio di rigatura: 280 x 210.

DECORAZIONE
TITOLI
ILLUSTRAZIONI

I titoli, in capitale, sono rubricati almeno fino al f. 17: da quel punto in poi il rubricatore non è intervenuto e in molti casi è rimasto uno spazio bianco per il titolo.

Le iniziali di ciascun verso sono in capitale o in onciale, e nella prima parte del manoscritto (ff. 1-34) sono state rubricate un verso sì e uno no. Anche in questo caso il rubricatore non ha concluso l’allestimento del codice (nel testo di Giovenco è rimasto bianco lo spazio lasciato per le iniziali da rubricare).

Le iniziali di ciascun componimento non sono rubricate, ma decorate con motivi ad intreccio di tipo franco-insulare (e.g. f. 50r-v): cfr. Cinato BnF.

Alcuni scolii sono racchiusi in una cornice i cui angoli sono decorati con il disegno di foglie di quercia.

Nel margine inferiore del f. 66v si nota uno schizzo di mappa mundi in corrispondenza di georg. 1.233 (vd. GLOSSE> ZONE CELESTI).

SCRITTURA
MANI

Il testo di Virgilio è scritto da una sola mano in una carolina regolare, con netta separazione tra le parole e notevole sviluppo delle aste verticali. La scrittura usata si caratterizza anche per l’uso saltuario della a di forma aperta (e.g. f. 57r myricae). Molto rare sono le abbreviazioni, che in genere si limitano a quella per –que (q;) e per –us (realizzata come un apostrofo soprascritto alla lettera precedente: e.g. f. 28r beatus; f. 59v nemus).

Le didascalie delle Bucoliche sono state apposte dalla mano del copista principale, prima che fosse copiato nel margine il commento di Servio; qualche didascalia dimenticata è stata aggiunta dalla mano delle glosse interlineari (y2) quando il commento di Servio era già stato copiato: vd. f. 23v, PAL(aemon).

Il commento marginale (Servio) è copiato da varie mani, la prima delle quali (ff. 44r-55r) coincide con quella che ha copiato l’antologia poetica iniziale, come dimostra l’uso di un inchiostro più chiaro e la caratteristica forma della g (con occhiello superiore chiuso e con tratto inferiore spigoloso). In rari casi questa mano interviene sul testo segnando una una correzione (e.g. f. 66v, Georg. 1. 246 aequore, 248 densantur).

Diversa è la mano responsabile delle glosse interlineari (abbondanti fino al f. 184r) e di quelle marginali (segnate solo in corrispondenza delle Bucoliche): ad essa si deve la maggior parte delle correzioni e delle integrazioni di versi omessi.

Spesso questa mano per modificare q; = q(ue) in quae ha aggiunto una a in apice (f. 53v, Buc. 3. 42 tempora quae messor; f. 60r, Buc. 8. 62 quae responderit; f. 71v, Georg. 2. 57 iamquae; Georg. 4. 343 sint quae). Anche nei rari casi in cui il copista principale aveva usato l’abbreviazione continentale per quae (q sormontata da un titulus), il correttore ha sostituito il titulus con la a soprascritta (f. 55v, ecl. 5. 13 nuper quae; f. 58r, ecl. 6. 79 quae dona; f. 94v, georg. 4. 449 quaesitum).

Con il siglum y2 si indicano gli interventi di correzione (pressoché contemporanei: X sec.) che si possono attribuire sia alla mano degli scoli sia a quella responsabile delle glosse.

Altre glosse e interventi di correzione sono dovuti a mani più tarde (y3).

Una mano della fine del IX sec. ha trascritto i testi contenuti nella colonna esterna dei ff. 95-96, nel f. 246 del Par. lat. 10307 e nei ff. 65-66 del Reg. lat. 1625. Varie proposte sono state avanzate riguardo l’origine di questa mano: Tours secondo Savage 1932, 111, Orléans secondo F.M. Carey (Leonardi 1961, 149 n. 50), e Auxerre secondo Contreni 1972, 35-7.

Una mano di X-XI sec. ha copiato il testo di Darete Frigio nei ff. 234-239 (Munk Olsen 1985, 765; Cinato BnF).

Altre note sono di XV-XVI sec.: in particolare, una mano ha copiato degli estratti da Maffeo Vegio (vd. Cinato BnF).

SIMBOLI SPECIALI

In due fogli (56r, 57r) alcuni versi sono indentati, probabilmente per indicare la continuità sintattica con il verso precedente (enjambement).

STRUTTURA INTERNA

1r-43v: Sedulio (ff. 1-2r: Epistula ad Macedonium; ff. 2v-34r: Carmen Paschale; ff. 31v-34r: Hymni), affiancato da Giovenco (ff. 2r-43r: Evangeliorum libri quattuor), copiato nella colonna esterna (in entrambe le colonne dal f. 34v al f. 43r). Alla fine del f. 43r la stessa mano che ha copiato Giovenco ha aggiunto un breve componimento (Epitaphium Aelberhti) attribuito dagli studiosi ad Alcuino. Il resto della pagina e il f. 43v sono bianchi. Per dettagli su questi testi vd. Cinato BnF.

 44r-245v: opere di Virgilio (ff. 50v-245v), affiancate dal commento di Servio (copiato su due colonne nel f. 44r, a tutta pagina dal f. 44v al f. 49v, quindi nella colonna esterna fino al f. 233v). Le Bucoliche sono precedute da AL 2, 1-4 e da AL 672 (ff. 50r-v), mentre solo il primo e il terzo libro delle Georgiche sono preceduti dall’Argumentum tetrastico pseudovidiano (AL 2, 8-11; 16-19). Seguono le Georgiche due componimenti pseudovirgiliani, AL 256, 257 (f. 96r). L’Eneide è preceduta da AL 634 (f. 96r-v) e dall’Origo Troianorum (ff. 96v-97r) e da AL 1 (Praefatio, f. 97r). Inoltre ciascun libro dell’Eneide, ad eccezione del primo, è preceduto dall’Argumentum decastico pseudovidiano (AL 1; il monostico prefatorio è assente nel caso dei libri 2-6).

Nella colonna esterna, spesso vuota a causa della sfasatura tra testo di Virgilio e commento di Servio, oltre a glosse e scolii (abbondanti soprattutto in corrispondenza delle Bucoliche), sono stati aggiunti alcuni testi: nel f. 95v figurano due componimenti riconducibili a Giovanni Scoto Eriugena (un frammento poetico e la versione latina di cinque inni mariani di origine greca); nel f. 96r è stato copiato AL 664.

Il testo di Servio termina nel f. 233v: di seguito è stata copiata una glossa su «vesper» (f. 233v), quindi il De excidio Troiae di Darete Frigio (ff. 234-239). La fine dell’opera è andata perduta a causa di un danno materiale (la colonna esterna del f. 240 è stata tagliata). Le colonne esterne dei ff. 241-245 sono vuote.

246r: bianco.

246v: frammento di un glossario greco-latino.

Città del Vaticano, Biblioteca Vaticana, Reginensis latinus 1625-III

65r-v: componimento anonimo in cinque distici su Marziano Capella; AL 490a; breve contrasto; excerpta da Marziano Capella, dalle Partitiones duodecim versuum Aeneidos principalium di Prisciano; due versi reciproci; excerpta dal commento di Servio all’Eneide.

66r: excerpta dagli Annales di Ennio; preghiera in greco; distico greco di Giovanni Scoto Eriugena; coppia di distici attribuiti a Giovanni Scoto Eriugena; frammento di un glossario greco-latino (che continuava nell’attuale f. 246 del Par. lat. 10307).

Per una descrizione dettagliata del contenuto di questi due fogli vd. Leonardi 1961, 145-7; Pellegrin 1978, 326-7.

RIPRODUZIONI

Riproduzione integrale a colori:

<http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b8478987h.r=10307.langEN >

Riproduzioni parziali:

Chatelain 1884, I 20, pl. LXIX (f. 72r); Novara 1990, 146, pl. 88 (f. 155r); Holtz 1985b, pl. 8 (f. 218r); Munk Olsen 2009, pl. II (f. 234r); pl. VI (f. 4r); Lo spazio letterario di Roma antica, III (La ricezione del testo), Roma 1990, tav. 10 (f. 218r).

Bibliografia

Bischoff 1951                      Bischoff, B., “Das griechische Element in der abendländischen Bildung des Mittelalters”, Byzantinische Zeitschrift 44 (1951), 27-55 (= Id., Mittelalterliche Studien, II, Stuttgart, 1981).

Chatelain 1884                   Chatelain, E., Paléographie des classiques latins, Paris 1884-1900.

 

Contreni 1972                     Contreni, J., “A propos de quelques manuscrits de l’école de Laon au IXeme siècle: découvertes et problèmes”, Le Moyen Age 78 (1972), 29-37.

 

Contreni 1978                     Contreni, J., The Cathedral School of Laon from 850 to 930. Its Manuscripts and Masters, München 1978.

 

Delisle 1863            Delisle, L., Inventaire des manuscrits latins conservés à la Bibliothèque impériale sous les nos 8823-11503 du fonds latin, Paris 1863 (= Hildesheim 1974).

 

Chatelain 1884                   Chatelain, E., Paléographie des classiques latins, Paris 1884-1900.

 

Cinato BnF               Cinato, F., Lat. 10307, Notice in Bibliothèque nationale de France, Archives et manuscrits:

http://archivesetmanuscrits.bnf.fr/ead.html?id=FRBNFEAD000013369&c=FRBNFEAD000013369_e0000015&qid=sdx_q1

 

Holtz 1985b                          Holtz, L., “Les manuscrits latins à gloses et à commentaires, de l’Antiquité tardive à l’époque carolingienne”, in Il libro e il testo. Atti del convegno internazionale (Urbino, 20-23 settembre 1982), a cura di C. Questa e R. Raffaelli, Urbino 1985, 160-166.

 

Leonardi 1961                     C. Leonardi, “Nuove voci poetiche tra secolo IX e XI”, Studi Medievali 2 (1961), 141-152.

 

Munk Olsen 1985                Munk Olsen, B., L’étude des auteurs classiques latins aux xie et xiie siècles, II, Paris 1985.

 

Munk Olsen 2009                Munk Olsen, B., L’étude des auteurs classiques latins aux XIe et XIIe siècles. Catalogue des manuscrits classiques latins copiés du IXe au XIIe siècle, IV.1 La réception de la littérature classique: travaux philologiques, Paris 2009.

 

Novara 1990                        Novara, A., Virgile “Latin”, in Mise en page et mise en texte du livre manuscrit, Paris 1990, 147-53.

 

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Savage 1932         Savage, J.J., “The manuscripts of the Commentary of Servius Danielis on Virgil”, HSCPh 43 (1932), 77-121.